Wittgenstein e la Complessa Natura della Volontà

Il Dilemma della Volontà Secondo Wittgenstein

Ludwig Wittgenstein, celebre filosofo austriaco, ha spesso sfidato e provocato il pensiero tradizionale con le sue riflessioni. Nei suoi Quaderni, datati 21 luglio 1916, Wittgenstein si addentrava in una profonda indagine sulla volontà umana, definendola come “il portatore di buono e cattivo”. L’esempio di un uomo incapace di muovere ogni arto diventa per lui il punto di partenza: pur privato della capacità di agire fisicamente, quest’uomo può pensare, desiderare e comunicare. La domanda quindi diventa: può esercitare bene o male attraverso un intermediario? E cosa significa veramente “volere”?

Volontà, Azione e Pensiero: Un Triangolo Filosofico

Se si prende come riferimento l’indagine di Wittgenstein, emergono interrogativi cruciali. La volontà è confinata solamente nelle azioni fisiche del corpo? Oppure anche il pensiero e il desiderio, pur nella loro intangibilità, sono manifestazioni di volontà? L’esistenza stessa di un essere capace di percepire ma incapace di desiderare pone ulteriori domande: in un tale scenario, ha ancora senso parlare di etica?

La Separazione tra Scienza e Filosofia

Wittgenstein aveva sempre tenuto distinti i domini della scienza e della filosofia. Mentre la prima esamina l’empirico, la seconda si concentra sui concetti e sul linguaggio. Tuttavia, nel discutere di volontà, sembra che questi confini diventino sfumati. L’affermazione “portatore di buono e cattivo” non può essere pienamente compresa senza un’indagine antropologica, sociologica e, forse, anche teologica. Questo connubio tra filosofia e scienza getta una nuova luce sulle sue riflessioni.

Dal Pensiero di Aristotele alla Neurologia Moderna

L’atto di volere non è un concetto nuovo nella storia della filosofia. Aristotele aveva già riconosciuto l’importanza dei fattori esterni nel determinare la volontà, sottolineando la necessità di una conoscenza approfondita delle circostanze circostanti. Ma la neurologia moderna ci porta oltre: la volontà conscia è influenzata da processi sottostanti, da emozioni che collaborano con il ragionamento razionale in modi che spesso non comprendiamo pienamente.

Un Dialogo Mancato con San Tommaso d’Aquino

Wittgenstein ha avuto l’opportunità di arricchire ulteriormente il suo dialogo sulla volontà quando il suo studente Geach gli propose un confronto con le idee di san Tommaso d’Aquino. Il santo medievale aveva riflettuto sulla capacità degli angeli di percepire le intenzioni altrui. Sebbene Wittgenstein abbia declinato l’offerta, l’interazione tra i due pensatori avrebbe potuto offrire nuove prospettive sull’interazione tra desiderio, conoscenza e azione.

In conclusione, l’approccio di Wittgenstein alla volontà ci spinge a esplorare i confini tra pensiero, azione e la natura stessa della volontà. La sua indagine filosofica, sebbene profonda e a tratti enigmatica, rimane una testimonianza della sua incessante ricerca della verità.