Gli psicologi cognitivisti, contrariamente a quelli comportamentisti, non considerano che la memoria sia unica. Essi ne distinguono due: Memoria a Breve Termine (MBT), chiamata anche memoria di lavoro, e Memoria a Lungo Termine (MLT).
Definizione di memoria
Per memoria si intende la capacità dell’individuo di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura. La memoria è la centrale operativa che interviene in tutti i processi mentali: la percezione, l’attenzione, l’apprendimento e lo stesso pensiero sono possibili grazie alla memoria.
Memoria a breve termine (MBT)
Quando parliamo con altre persone, manteniamo per breve tempo in memoria le parole nell’ordine con cui vengono pronunciate; quando svolgiamo semplici calcoli, dobbiamo tenere in mente alcune serie di numeri. In questi casi, la necessità di memorizzare dura poco. «Memoria a Breve Termine è il nome assegnato al sistema o, forse più esattamente, all’insieme di sistemi che consentono questa conservazione temporanea di informazione che è essenziale per un breve periodo di tempo, divenendo successivamente del tutto irrilevante» (Alan Baddeley, La memoria: come funziona e come usarla, Laterza, Roma-Bari 1993).
Memoria a lungo termine (MLT)
La Memoria a Lungo Termine riguarda, invece, la ritenzione di informazioni per un periodo di tempo più lungo: è quella che, nel linguaggio comune, chiamiamo «memoria» senza ulteriori specificazioni. Si considera memoria a «lungo termine», perché un ricordo, viene conservato per giorni e anche per anni.
Nella Memoria a Lungo Termine, Endel Tulving ha individuato una memoria episodica, che riguarda episodi di vita (per esempio, un avvenimento, una passeggiata o cosa abbiamo mangiato a colazione) e fatti particolari, e una memoria semantica, che riguarda alle conoscenze vere e proprie, anche a quelle che acquisiamo nella scuola.
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