L’Effetto Flynn: stiamo davvero diventando più intelligenti? Nel corso del Novecento e oltre, i ricercatori hanno notato un fenomeno tanto sorprendente quanto controintuitivo: i punteggi medi nei test di intelligenza (QI) sono aumentati costantemente di generazione in generazione.
Questo fenomeno prende il nome di Effetto Flynn, dal nome del politologo neozelandese James R. Flynn, che per primo lo ha analizzato sistematicamente. Ma cosa significa davvero questo aumento? Stiamo diventando più intelligenti? Oppure qualcosa è cambiato nei modi in cui pensiamo, viviamo e impariamo?
Cos’è l’Effetto Flynn?
Immagina di prendere un test di intelligenza del 1950 e darlo a un gruppo di persone oggi. I risultati mostrerebbero, con tutta probabilità, un incremento medio di circa 3 punti di QI per ogni decennio passato. In alcuni casi, le differenze sono ancora più marcate, specialmente nei test di ragionamento astratto, come le famose matrici di Raven.
In altre parole, se riportassimo in vita una persona “media” degli anni ’30 e le facessimo fare un test moderno, il suo QI sarebbe oggi considerato inferiore alla media — non perché fosse meno capace, ma perché l’ambiente in cui è cresciuta non stimolava le stesse competenze che oggi consideriamo “intelligenti”.
Perché succede?
Le spiegazioni dell’Effetto Flynn sono molteplici, e probabilmente si combinano tra loro. Vediamole una per una:
1. Educazione più lunga e astratta
Oggi andiamo a scuola per più anni rispetto al passato, e la scuola moderna si concentra sempre più sul pensiero astratto, sulla risoluzione di problemi e sul ragionamento critico — abilità che i test di QI premiano.
2. Ambienti cognitivamente più ricchi
Viviamo in un mondo saturo di stimoli: tecnologia, videogiochi, internet, social media. Anche se non sempre in modo positivo, tutto questo ci costringe a elaborare più informazioni, più rapidamente e in modo più flessibile.
3. Migliore alimentazione e salute infantile
Un cervello ben nutrito è un cervello che si sviluppa meglio. I miglioramenti nella nutrizione e nelle cure mediche nei primi anni di vita hanno un impatto enorme sullo sviluppo cognitivo.
4. Famiglie più piccole, più attenzione per bambino
Con meno figli per famiglia, spesso ogni bambino riceve più attenzione educativa e stimoli cognitivi individualizzati, specie nei contesti più agiati.
Stiamo diventando più intelligenti?
Qui arriva la parte interessante. Non necessariamente.
James Flynn stesso ha sempre sottolineato che il suo effetto non indica un aumento dell’intelligenza “in senso assoluto”, ma piuttosto un cambiamento nei modelli cognitivi: siamo diventati più bravi in alcuni tipi di compiti, in particolare quelli astratti e formali, che i test di QI misurano.
Per esempio, mentre il ragionamento logico è cresciuto, il vocabolario o la cultura generale — componenti più legate all’intelligenza cristallizzata — non sono migliorati allo stesso ritmo.
Un’inversione in corso?
Negli ultimi decenni, l’Effetto Flynn ha cominciato a rallentare, e in alcuni paesi si è persino invertito. Studi condotti in Norvegia, Danimarca, Finlandia e anche Regno Unito mostrano calo dei punteggi medi nei test di QI.
Le cause? Ancora in discussione. Alcuni ipotizzano:
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Cambiamenti nei metodi educativi
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Distrazioni digitali e calo dell’attenzione
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Disuguaglianze sociali e culturali più marcate
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Disaffezione verso la lettura e la riflessione critica
Cosa ci dice tutto questo?
L’Effetto Flynn ci costringe a ripensare cosa intendiamo con “intelligenza”. Non è solo una dote biologica, ma una funzione dell’interazione tra mente e ambiente.
Ci dimostra anche che le nostre menti si adattano: il modo in cui pensiamo oggi è il risultato del contesto culturale, tecnologico e sociale in cui viviamo. E se il mondo cambia, anche le forme di intelligenza che coltiviamo cambiano con lui.
Conclusione
L’Effetto Flynn non è solo una curiosità statistica, ma uno specchio della nostra evoluzione culturale e cognitiva. Ci invita a riflettere su come costruiamo le menti del futuro: non con geni miracolosi, ma con educazione, nutrizione, stimoli e pensiero critico.
Se vogliamo davvero diventare “più intelligenti”, dobbiamo creare ambienti che stimolino la mente, non solo il punteggio nei test.
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La vera intelligenza, in fondo, potrebbe essere proprio nel saper farsi le domande giuste.
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