La “Scuola su misura” di Édouard Claparède. Il concetto di apprendimento in funzione dell’interesse-bisogno, proposto per la prima volta da Claparède è approfondito da Ovide Decroly, che individua quattro bisogni fondamentali, i cosiddetti “centri di interesse” o “idee perno”:
- cibo;
- abiti e casa;
- difesa;
- lavoro e riposo.
La “Scuola su misura” di Édouard Claparède e l’individualizzazione dell’insegnamento
Édouard Claparède è il teorico dell’individualizzazione dell’insegnamento, rappresentante di un’idea centrale che attraversa tutta la pedagogia del Novecento, centrata sull’individualità.
Egli parte dal presupposto che ogni apprendimento deve basarsi sui grandi temi di esperienza e di studio che devono sostituire le materie scolastiche tradizionali: l’uomo e i suoi bisogni, l’uomo e la famiglia, l’uomo e la società, l’uomo e gli animali, l’uomo e le piante, l’uomo e la terra, l’uomo, il sole e gli altri astri.
I centri devono poi essere adattati all’età dell’allievo attraverso: l’osservazione, ovvero il momento dell’esperienza diretta; l’associazione, il momento della generalizzazione e dell’acquisizione di concetti generali; l’espressione, il momento di oggettivazione e di comunicazione delle idee.
Claparède si rifà al principio funzionalista deweyano secondo cui lo sviluppo dell’intelligenza è frutto dell’interazione e dell’adattamento dell’individuo con l’ambiente. Se così stanno le cose, si può arrivare ad una legge fondamentale dello sviluppo del bambino: la legge del bisogno, secondo la quale ogni bisogno produce spinte motivazionali rivolte a soddisfare questi bisogni. Nel bambino, in pratica, non vi sono attività se non vi sono bisogni da soddisfare.
La scuola che valorizza gli interessi degli alunni è una scuola su misura. Claparède intende favorire lo sviluppo del bambino attraverso una didattica basata sulla natura, che asseconda lo sviluppo naturale. Da un punto di vista epistemologico, Claparède si pone in continuità con l’illustre predecessore Jean-Jacques Rousseau, che era convinto che la natura del bambino fosse “buona” e che andasse assecondata.
Il metodo globale
Profondamente legata alla formulazione di questi concetti è la definizione del “Metodo globale”, basato sul presupposto che il bambino percepisca la realtà prima in maniera globale e indifferenziata, poi, secondo uno sviluppo in progressione, in modo analitico.
Tenendo presente questa caratteristica del pensiero infantile, in ogni campo di apprendimento – dalla lettura, alla scrittura al disegno – il metodo considera l’approccio globale all’oggetto di conoscenza come condizione necessaria e imprescindibile per sviluppare nei bambini le capacità analitiche.
Il gioco come attività per lo sviluppo, in questa prospettiva, rimane centrale perché aiuta il bambino a esprimere se stesso e a soddisfare i propri bisogni.