La psicoterapia costruttivista

La psicoterapia costruttivista si sviluppa a partire dal 1980 grazie ai contributi di H. Maturana e F. Varala, G. Bateson, V. Guidano.

La teoria costruttivista

La teoria Costruttivista si basa sul presupposto che ogni essere umano evolve gradualmente nella vita verso livelli di maggiore complessità e ordine interno cercando costantemente di mantenere un proprio equilibrio (coerenza sistemica). Tale equilibrio non può considerarsi raggiunto una volta per tutte poiché deve ristrutturarsi continuamente in rapporto alle esperienze che l’individuo fa nella sua relazione con il mondo; egli, tuttavia, pur nel cambiamento cerca di mantenere sempre integra la propria identità (senso di identità personale). In quest’ottica l’efficienza, la capacità di adattamento alla realtà, la salute, l’equilibrio (la normalità) di ciascuna persona sono strettamente connessi con la sua capacità di costruire percorsi nel mondo, progettare e progettarsi nel futuro e accogliere i cambiamenti con flessibilità in modo da produrre nuove previsioni utilizzabili per gli stessi scopi.

La psicoterapia costruttivista

La psicoterapia costruttivista

Il lavoro terapeutico è concettualizzato come un processo di ricerca all’interno del quale paziente e terapeuta svolgono i ruoli distinti e complementari:
– il paziente è l’esperto rispetto all’oggetto della ricerca (il suo sistema di conoscenza, le sue sensazioni, i suoi pensieri, le sue emozioni ecc.) poiché è l’unico ad avere la possibilità di un contatto diretto con esso;
– il terapeuta è l’esperto rispetto al metodo e il suo compito è quello di suggerire gli strumenti, le procedure e i tempi per portare avanti l’intero processo.

La conoscenza non è una prerogativa del terapeuta che deve quindi essere comunicata al paziente, ma è un processo attivo, che passa attraverso una valutazione dello stimolo ricevuto da un qualunque essere umano, che viene interpretato dopo una verifica con i propri costrutti personali che si sono formati nel tempo per ottenere una visione della realtà, che ovviamente è personale. Essendo ogni persona unica nelle sue peculiarità, ogni psicoterapia costituisce una storia a sé. Non esistono criteri standard per definire a priori un percorso psicoterapeutico (esistono solo delle tecniche strutturate), ma è la raccolta iniziale dei dati che consente al terapeuta di delineare un percorso ideale, ipoteticamente funzionale a quello specifico paziente.
Stabiliti con il paziente gli obiettivi di cambiamento, il terapeuta programma le linee generali della strategia d’intervento definendo quali aspetti strutturali e funzionali del suo sistema conoscitivo necessitino di una ristrutturazione Il cambiamento strutturale prevede sia la presa di coscienza autonoma (non data dal terapeuta) da parte del paziente degli schemi inconsapevoli o automatici da lui utilizzati nella costruzione dell’esperienza sia l’entrare in contatto con le proprie emozioni rivivendole nel “qui ed ora” del setting.

Quanto dura la terapia?

I tempi variano da alcuni mesi a qualche anno a seconda della serietà del disturbo trattato e degli obiettivi concordati.

Con quale frequenza sono gli incontri?

Una seduta settimanale di circa 45-50 minuti.

Per quali disturbi è indicata?

Questo tipo di terapia è utile nel trattamento sia di diversi tipi di disagio esistenziale sia di diversi disturbi nevrotici come: la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico, il disturbo ossessivo-compulsivo, le fobie, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità psicogena), le forme di stress post-traumatico, la dipendenza da alcol e droghe, le disfunzioni sessuali, i problemi di coppia. In combinazione con un trattamento farmacologico è risultata efficace anche nel trattamento dei disturbi di personalità.

È possibile una terapia di gruppo?

Sì.