La Psicologia della Gestalt (o psicologia della forma)

Max WertheimerLa Psicologia della Gestalt (o psicologia della forma) è una scuola psicologica nata all’inizio del Novecento per dare risposte più adeguate di quelle fornite dallo strutturalismo. Questa scuola, precedente alla Gestalt, cercava di spiegare il funzionamento della mente prendendo in considerazione le singole parti, gli elementi, di cui è composta. La Gestalt rifiuta tale prospettiva, ritenendo che per spiegare il tutto non è possibile guardare alle singole parti, e ciò perché – dicevano – che la somma delle singole parti non coincide con il tutto, ma è qualcosa di più.

Nascita della psicologia della Gestalt

La Psicologia della Gestalt nacque ufficialmente nel 1912, quando Max Wertheimer (1880-1943) pubblicò un articolo sulla percezione del movimento apparente. Il suo esperimento è abbastanza complesso da descrivere, ma il fenomeno che esso analizzava, conosciuto come fenomeno Phi o effetto stroboscopico, è abbastanza familiare a tutti noi. Spesso nelle insegne dei negozi o nelle illuminazioni di Natale vediamo luci che si inseguono velocemente, quando in realtà nessuna luce si muove e l’effetto visivo è il risultato prodotto da lampade che si accendono rapidamente una dopo l’altra.

Il fenomeno Phi: il tutto non è la semplice somma delle parti

L’esperimento di Wertheimer dimostrava una cosa fondamentale: che il «tutto – cioè il movimento percepito – è qualcosa di più e di diverso dalla somma dei singoli componenti». Se la percezione fosse il risultato diretto di quello che accade nel fenomeno fisico, dovremmo vedere luci che si accendono una dopo l’altra e non una luce in movimento. Dunque è la nostra mente che interviene attivamente nella costruzione del fenomeno percettivo e lo coglie nella sua totalità.

fenomeno Phi
Il fenomeno Phi

La mente percepisce il tutto e lo ricostruisce attivamente

Lo studio della percezione ci mette dunque di fronte a un dubbio sostanziale:  quando percepiamo, la mente «riceve» o «costruisce»? Le percezioni, i ricordi, le conoscenze sono le tracce che abbiamo semplicemente “registrato” dalla realtà esterna o sono il prodotto di operazioni compiute dalla nostra mente attraverso le sue strutture?

Psicologia della Gestalt, illusione ottica

La risposta della psicologia gestaltista è chiara perché attribuisce i risultati dell’attività percettiva ai modi in cui la mente ricostruisce i fenomeni che osserviamo. Noi tendiamo a percepire il tutto come qualcosa di diverso dalle sue singole parti. Lo aveva notato in passato anche lo psicologo e filosofo austriaco Cristian Von Ehrenfels (1859-1932) facendo osservare come in un brano musicale quello che la nostra percezione coglie non sono le singole note ma la melodia.

La mente, per la psicologia della Gestalt, percepisce il tutto come indivisibile, ovvero come flusso continuo e questo “tutto” viene anche completato dalla mente stessa. In questo caso, è bene affermale, che la percezione è una facoltà mentale attiva, perché non si limita a registrare i fatti ma li ricostruisce rappresentandoseli.

Principi gestaltici di raggruppamento (video)

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