La creazione del mondo secondo gli aborigeni

La creazione del mondo secondo gli aborigeni. Bruce Chatwin (1940-1989) era un noto scrittore, giornalista, esperto d’arte, archeologo e viaggiatore britannico che aveva visitato diverse parti del mondo, dalla Africa all’Australia e alla Patagonia, preferibilmente a piedi, annotando ogni sua esperienza e riflessione sui taccuini. Nel suo libro intitolato “Le vie dei canti”, pubblicato nel 1987, Chatwin narra il suo soggiorno in Australia, durante il quale si interessò alla cultura degli aborigeni, in particolare al loro nomadismo, che sentiva molto vicino al suo stesso vagabondare per il mondo. La seconda parte del libro raccoglie appunti e considerazioni di vario genere, tutti attinenti al tema del viaggio, presi dai suoi taccuini.
Nel libro “Le vie dei canti”, Chatwin riporta in forma scritta un mito sulla creazione del mondo tramandato oralmente dagli aborigeni. Secondo questa narrazione, gli elementi del paesaggio (fiumi, montagne, dune di sabbia, rocce) e gli esseri viventi furono creati dagli antenati mitici, usciti dalle viscere della terra, che diedero vita a tutte le cose del mondo cantando i loro nomi. Gli antenati camminavano e cantavano, e ancora oggi gli aborigeni percorrono le “vie dei canti”, orientandosi nel paesaggio desertico seguendo le canzoni tramandate oralmente che ripetono le parole e la musica lasciata dagli antenati durante la creazione.

La creazione del mondo secondo gli aborigeni

Abitanti del Cielo e Uomini dei Tempi Antichi

Il libro racconta della Terra all’origine del tempo, che era una vasta pianura buia e senza vita, separata dal cielo e dal mare salato. Non esistevano né il Sole, né la Luna, né le Stelle, ma gli Abitanti del Cielo vivono felici in un paradiso verde oltre le nuvole occidentali. Sulla Terra, ci sono solo buche che un giorno sarebbero diventate pozzi, ma sotto la crosta della Terra si nascondono le costellazioni e le forme di vita, come semi che devono aspettare l’acqua per germogliare. Il primo giorno, il Sole decide di nascere e inonda la Terra di luce, risvegliando gli Antenati, degli uomini vecchi e stremati che erano rimasti dormienti per tutti i secoli precedenti, ma che ora possono finalmente conoscere la luce del Sole.

La creazione del mondo secondo gli aborigeni

In quel primo mattino, ogni creatura della Terra si svegliò sentendo il calore del Sole e la vita che si generava dentro di loro. L’Uomo Serpente sentì i serpenti strisciare fuori dal suo ombelico, l’Uomo Cacatua sentì le piume, l’Uomo Bruco sentì una contorsione, la Formica del Miele un prurito, il Caprifoglio sentì schiudersi le foglie e i fiori, l’Uomo Bandicoot sentì piccoli bandicoot che fremevano sotto le sue ascelle. Ognuno di loro si alzò e si svegliò dalla propria buca, salendo verso la luce del giorno. Dopo essersi liberati dal fango e aver visto i loro figli giocare, ogni Antenato diede un nome a se stesso e a tutte le cose intorno a loro, in un canto che avvolse il mondo intero. Cantarono della Terra, dei fiumi e delle montagne, lasciando una scia di musica ovunque andassero. Ma alla fine, quando si sentirono stanchi, tornarono alle loro dimore, sprofondando nel terreno o nelle grotte, tornando “dentro”.

Il libro “Le vie dei canti” di Bruce Chatwin

Il libro   parla principalmente dell’Australia aborigena e della pratica degli aborigeni di segnare la propria terra attraverso canti e storie. Bruce Chatwin esplora le tradizioni, la cultura e la religione degli aborigeni e la loro connessione profonda con la terra e l’ambiente naturale. In particolare, Chatwin descrive la pratica degli aborigeni di creare “linee di canto”, ovvero percorsi attraverso la terra segnati da canti che descrivono la creazione del mondo e la vita degli esseri umani e degli animali. Il libro affronta anche temi come il nomadismo, l’identità culturale, il rapporto tra l’uomo e la natura e il significato della musica e del canto nella vita umana.
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