La creatività secondo Freud

La creatività secondo Freud. Sigmund Freud, il celebre neurologo e psicoanalista austriaco, individuava come regola fondamentale ai fini del lavoro introspettivo psicoanalitico il meccanismo delle libere associazioni. Secondo Freud, durante una seduta psicoanalitica il paziente doveva esprimere liberamente tutti i pensieri, le idee, i sentimenti, le speranze, le sensazioni, i ricordi che si affacciavano alla mente senza censura cosciente. Questa tecnica permetteva di far emergere l’inconscio rimosso dell’individuo, in modo da poterlo portare a livello della coscienza e rielaborarlo.

La creatività secondo Freud

La creatività, secondo Freud, è uno strumento utile a superare un conflitto psichico tra ciò che è presente nell’inconscio, i nostri desideri e le nostre paure, e la realtà esterna. In altre parole, per Freud la creatività prende vita dalla capacità dell’individuo di trasformare i propri impulsi in aspetti produttivi. Questo meccanismo è definito sublimazione, ovvero lo spostamento di una pulsione negativa, aggressiva o sessuale in una modalità condivisibile, accettabile e valorizzante come l’attività artistica.

Secondo Jung, invece, la creatività era un’espansione dell’io, ovvero una manifestazione dell’individuo che si manifesta quando viene superata la divisione tra l’inconscio e il conscio. Inoltre, per Jung, la creatività era una forma di espressione dell’archetipo dell’immaginazione, una sorta di contenitore universale dell’immaginazione umana che si manifesta attraverso il mito, l’arte e la religione.

La creatività, secondo Freud, è uno strumento per superare i conflitti interiori e trasformare i propri impulsi in aspetti produttivi, mentre per Jung è una forma di espressione dell’archetipo dell’immaginazione. Entrambi, tuttavia, concordano sull’importanza di liberare l’inconscio e sulla necessità di esprimere liberamente i propri pensieri e le proprie emozioni. Come affermava lo stesso Freud, “la psicoanalisi ci ha insegnato che le emozioni rese consapevoli e affrontate, perdono la loro forza distruttiva” (Sigmund Freud, Lezione XXII, p. 365).